Si chiama Kite Wind Generator ed è un’idea tutta italiana uscita dalla mente di Massimo Ippolito della Sequoia Automation.
Il progetto nasce dall’idea di applicare il principio kitesurfing – sport che si pratica con una tavola da surf trainata in acqua da un aquilone – per la produzione di energia eolica.
Praticamente si tratta di una base a terra composta da un grande carosello che fa girare tramite braccia d’acciaio tutta la struttura, a cui sono legati degli aquiloni mossi dal vento ad alta quota.
Il progetto, frutto di anni di ricerca e sviluppo, ha già prodotto alcuni brevetti europei, e promette di generare energia in abbondanza a costi molto bassi e di concentrare su un unico impianto importanti quantità di energia eolica.
Il grande vantaggio di KiteGen è rappresentato dal fatto che occupa un’area molto piccola, che si può installare quasi ovunque – in particolare offshore – ha un impatto visuale ridottissimo – gli aquiloni sono praticamente invisibili da terra – ma allo stesso tempo è in grado di fornire una quantità di energia equivalente a quella prodotta da una centrale nucleare.
Gli aquiloni si spingono fino a 1.000 metri di altezza, hanno una superficie di decine di metri quadrati e sono manovrabili da terra con una coppia di funi, che consente di controllarne la direzione di volo e l’assetto rispetto al vento grazie a software e sensori specificamente sviluppati.
Un sistema che se trovasse i giusti committenti potrebbe realmente rivoluzionare il sistema di produzione dell’energia.
Questi sforzi si sono concretizzati al XXVI Festival Internazionale dell’Aquilone di Cervia lunedi’ 24 aprile e lunedi’ 1 maggio, nella giornata di chiusura del Festival, verra’ consegnato al progetto Kite Wind Generator, per l’ edizione 2006, il premio Medio Calderoni, promosso dal Gruppo Hera. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno all’idea piu’ originale e innovativa relativa al mondo degli aquiloni.
In presenza di venti tesi, un singolo aquilone e’ in grado di esercitare una forza di trazione che puo’ arrivare ad alcune centinaia di kilo/Newton, navigando a velocita’ che possono superare gli 80m/s (circa 300km/h.). Il concetto e’ di manovrarli come se fossero le vele di una nave e gestirli, in termini di tecnologia avanzata, mediante un sistema sofisticato di software e sensori di posizionamento tridimensionale. Il KiteGen, racconta quindi Ippolito, ”e’ nato da un incrocio tra l’appassionante disciplina sportiva, il Kite Surfing, e la mia professione, legata alla sensoristica automazione e controllistica. Senza essere consapevole delle potenzialita’, le prime fasi di lavoro sono state svolte, piu’ che altro, per soddisfare una tipica curiosita’ di ricerca. Dopo aver ottenuto una prima stima delle grandi potenzialita’ del concetto, unita alla consapevolezza della situazione energetica, ne e’ conseguita la motivazione per investigare a fondo tutte le opportunita’ del KWG”. L’impatto potenziale di questo progetto potrebbe essere cosi’ alto da costituire la base per una rivoluzione nella produzione dell’energia, destinata ad alterare le quote di produzione a favore delle energie rinnovabili. Il sistema, secondo il progettista ”permette di ipotizzare macchine del vento la cui dimensione non e’ condizionata da limiti strutturali e dinamici. Il KiteGen, infatti, puo’ competere con sistemi di produzione elettrica convenzionale, compreso il nucleare, in termini di potenza nominale per singolo impianto e di costo dell’energia prodotta”.
Qui puoi trovare una ricostruzione virtuale in Quick Time che aiuta a capire come funziona.