Tradizioni

Festa!

Scritto da Annarita Pascale

L’intento di questa sezione sarà riportare le feste popolari dei paesi vesuviani con le loro tradizioni e laddove sarà possibile ampliarle con delle interviste che ci aiuteranno a comprenderne meglio il contesto.
Innanzitutto dovremmo tentare una definizione di tradizione, ossia lo sguardo degli uomini del presente indirizzato verso il passato alla ricerca della propria identità e al meccanismo di costruzione di essa con l’intento di  trovare una prova certa dell’ inequivocabile identità.
Sarà importante analizzare quelle particolari modalità dello stare insieme che sono per l’appunto le feste che è ancora possibile individuare all’interno di ogni specifico contesto culturale tradizionale.

E’ solo attraverso la conoscenza del contesto che l’ampia rete di connessione tra cultura, storia e società può essere studiata.
Solo così è possibile evitare di pensare alla FESTA come ad un aggregato privo di senso.
Già negli anni 30 si era parlato del pericolo di perdita del senso della Festa ridotta ad un’ amenità folkloristica priva di spessore, di significato.
Quando parliamo di festa ci riferiamo ad un contesto in cui gli uomini stessi o comunque coloro che ci credono sono i veri protagonisti di essa e inevitabilmente avremo l’equazione Società = Festa.
La Festa cambia in base ad essa ed è quasi impossibile che resti uguale nel tempo.
Per molti contesti culturali la festa e i vari espedienti della tradizione non sono altro che un modo per restare nella storia e far parlare di sé; l’antropologa Annabella Rossi sulle orme di Oscar Lewis (1) così parlava de “la cultura della miseria“:
cultura della miseria nella quale alla depressione economica e culturale si accompagna un sentimento religioso, modellato secondo criteri magico-popolari, e vissuto essenzialmente come unica forza in grado di risolvere i problemi dell’ “al di qua”. La festa in certe situazioni vuole essere la rivendicazione di una volontà di restare nella Storia.
Dunque studiare la festa e le tradizioni in generale può servire ad accrescere il proprio bagaglio culturale e dà la possibilità di interpretare la vita in tutte le sue sfaccettature…io vi invito a farlo.

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1. il concetto di “cultura della miseria” viene così definito da Oscar Lewis : “nei miei scritti, la frase vuole indicare un modello concettuale specifico per descrivere in termini positivi una subcultura della civiltà occidentale, subcultura che ha una propria struttura e una propria ragione di essere, un modo di vivere tramandato per generazioni attraverso la famiglia. La cultura della povertà non è semplicemente un fatto di privazioni o di disorganizzazione, termini tutti che significano la carenza di qualche cosa. E’ una cultura nel vero senso antropologico tradizionale in quanto offre ad esseri umani un modello di vita, un insieme di situazioni precostituite, di problemi umani ed ha, quindi, una funzione significativa di adattamento. Questo stile di vita trascende i confini nazionali e regionali e le differenze urbano-rurali all’interno delle nazioni. Ovunque si manifesti, i suoi portatori mostrano notevoli somiglianze nella struttura familiare, nei rapporti interpersonali, nel modo di spendere, nei sistemi dei valori e nell’orientamento temporale”.

Autore

Annarita Pascale

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