Storia

Storia del Vesuvio ..e dintorni

La possente mole del vulcano si erge a confine tra terra e mare e sembra dominare l’ampio emiciclo formato dall’Appennino campano e dalle due penisole che a sud ed a nord si allungano nel blu del mare in uno scenario di incomparabile bellezza. Non diversamente dovette apparire il paesaggio al geografo Strabone che poté osservarlo, proprio dal mare, prima dell’immane tragedia dell’eruzione del  79 d.C. (Strabone, Geografia V-4-8).

Montagna fertile e benevola che in ogni tempo ha sempre consentito a chi abitasse lungo le pendici e le valli circostanti una vita facile e piacevole grazie alla fertilità dei suoli, alla dolcezza del clima, alla ricchezza di acque, ai facili approdi. Paradossalmente sembra che il Vesuvio abbia voluto rendere ricche le sue contrade per poterle poi preservare sotto i flussi delle sue ricorrenti eruzioni. Nel XVIII secolo a.C. la cosiddetta eruzione delle “Ceneri di Avellino” sommersero i fiorenti villaggi dell’Età del Bronzo di Nola e Palma Campania; nel 79 d.C. le ricche città romano-sannitiche di Pompei, Stabia, Ercolano, Nuceria ecc; nel 1631 le belle fattorie tra Torre del Greco ed Ercolano. Eppure le stesse tragedie sembrano essere lo strumento per attirare intorno al Vesuvio l’attenzione del mondo intero perché riconsegnano ai posteri le testimonianze del mondo antico in tutta la loro interezza come uno squarcio aperto sulla storia.

Il progredire delle scoperte archeologiche degli ultimi anni rendono ancor più chiara le vicende che hanno attraversato queste contrade: conosciamo molto meglio i flussi migratori, gli insediamenti e le attività delle popolazione dell’Età del Bronzo; facies culturale questa, che grazie proprio alla sua conservazione a causa delle eruzioni vulcaniche, ci appare molto più importante di quanto si sospettasse rispetto al panorama nazionale. Dell’Età Romana la conoscenza è ancor più completa e di valore universale infatti essa è testimoniata non solo dai centri urbani di Pompei ed Ercolano, ma anche dalla campagna coltivata, punteggiata dalle innumerevoli ville di soggiorno e di produzione, e dalla portualità diffusa lungo il fiume Sarno e i porti naturali di Ercolano, Stabia ed Oplontis. In effetti le eruzioni hanno di volta in volta sigillato un mondo ed hanno consentito a noi moderni di andarlo a riesplorare, quasi a voler creare dei punti fermi nella storia della civiltà. L’archeologia vesuviana, in effetti, ha dato inizio all’archeologia moderna, infatti per la prima volta è stato possibile confrontare le fonti scritte latine e greche con la realtà materiale, non tanto per quanto riguarda la storia dei grandi eventi, quanto piuttosto per capire i modi della vita quotidiana nel mondo antico.


Per quanto concerne la preistoria, per la prima volta è stato possibile vedere realmente la volumetria delle capanne, le divisioni interne, la disposizione degli arredi domestici, i sistemi di riscaldamento e di aerazione. I centri di Palma Campania, Nola, e recentemente di Poggiomarino, sono una realtà che non va interpretata come richiedono altre località, ma letta in quanto la coltre vulcanica ha permesso una conservazione del tutto in una maniera eccezionale. Per quanto riguarda l’Età Romana, l’eruzione del 79 d.C. ha sigillato un mondo incredibile, tanto più importante in quanto esso è specchio di una realtà diffusa, in effetti le città di Pompei ed Ercolano, le ville di Stabia, Oplontis, Boscoreale e Terzigno rappresentano tutto il mondo romano, perché gran parte della civiltà romana si realizzava e si diffondeva grazie a città di questa misura. La grande Roma dei Cesari era possibile proprio grazie alla sana economia delle centinaia e centinaia di piccoli centri diffusi in tutto l’impero. Si conosce la pittura antica, l’arte musiva, gli arredi, le suppellettili, le tecnologie, i materiali in uso presso la gente comune solo grazie all’archeologia Vesuviana. I grandi storici come Livio, Tacito, Polibio parlano della grande storia, quella della Capitale Roma, non quella delle piccole città. Qual grande universo ci ha svelato la coltre di cenere e lapilli distesa dallo “…sterminator Vesevo…”!


Elemento conservatore, dunque, il Vesuvio e quanto più lo si studia e lo si conosce, tanto più si comprenderà la sua importanza e la necessità di preservarlo dall’assalto dei tempi moderni.


dott. prof. Salvatore Ciro Nappo

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Salvatore Ciro Nappo

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