Fin dai tempi della scuola, i sussidiari ci hanno insegnato quella parte di storia risorgimentale dove i Borboni,regnanti di Napoli erano i “cattivi” mentre i Piemontesi con i garibaldini erano i”buoni”. Eppure oggi è molto difficile dare un giudizio di quella pagina di storia che fu il Regno di Napoli. Ma, statistiche alla mano, si può dimostrare che l’Italia meridionale, nella metà dell’ Ottocento presentava una situazione economica di tutto rispetto ed in fase di sviluppo. All’illuminato sovrano Ferdinando II non sfuggì la grande potenzialità militare che una ferrovia potesse rappresentare. Napoli e la provincia erano servite da buone strade, ma un rapido spostamento delle truppe era essenziale soprattutto verso presidi militari come Capua,Nocera,Avellino,Castellammare di Stabia. E fu così che il re Ferdinando II incaricò l’ingegnere francese Bayard di costruire una strada ferrata che avrebbe dovuto congiungere Napoli con Castellammare e poi con Nocera. Il primo tratto, lungo Km. 7,600 fu costruito per collegare Napoli a Portici. L’inaugurazione della prima ferrovia italiana avvenne il 3 ottobre 1893, la ferrovia era a doppio binario. Le cronache dell’epoca raccontano che l’inaugurazione avvenne con grandissima partecipazione di popolo, fra imponenti misure di sicurezza. Il convoglio era formato da nove vetture e portava 258 passeggeri, tra militari, invitati con alla testa re Ferdinando II ed il seguito reale. La stazione di Napoli era situata fuori porta del Carmine; le due stazioni successive cioè quella di Portici e Torre del Greco (aperta nel 1840) le troviamo indicate come “Granatello” e “Calastro”. La ferrovia si dimostrò subito un buon affare se si pensa che nei primi mesi di esercizio riuscì a trasportare oltre 130 mila viaggiatori. Negli anni successivi si realizzò l’atteso collegamento tra Napoli e gli arsenali navali di Castellammare di Stabia e, qualche anno dopo con Nocera, sede di importanti presidi militari.