IV sec. a.C. – Egemonizzare la penisola italica, acquisire nuovi territori, fondare nuove colonie. Erano questi gli obiettivi di una Roma repubblicana sempre più forte e consapevole del proprio valore. La storia romana racconta la grandezza e l’imponenza di una città che, raggiunto il massimo grado di organizzazione interna, passa alla fase di conquista, di egemonizzazione dell’intera penisola. E’ questa la tradizionale prospettiva storica.
La concezione romanocentrica che deforma gli eventi in maniera unilaterale, concependone esclusivamente l’elogio in favore della sua grandezza e centralità. Solo nel periodo illuminista (700), col nascere dell’idea di nazione e di stato unitario, si comincia a valorizzare la visione oggettiva della storia, quella più intenzionata ad approfondire le conoscenze della tradizione preromana degli altri popoli italici.
Non va sottovalutata, in effetti, la presenza delle fastidiose popolazioni montanare nel Meridione, che ostacolavano il piano egemonico di Roma. Tra queste le popolazioni sannitiche. Di origine appenninica, i sanniti, prima dell’arrivo dei romani, occuparono la fertile Campania, una delle regioni più adatte ad ospitare le attività pastorali, agricole e artigianali. Centri principali Aesernia, Bovianum, Beneventum. Tutta l’aria vesuviana ha avuto l’ onore di diventare testimonianza archeologica e storica della loro presenza. Scavi archeologici effettuati nei comuni vesuviani, tra fine 800 e inizio 900, hanno riportato alla luce numerose tombe; tutte contenevano manufatti antichi risalenti alla cosiddetta civiltà delle tombe a fossa, cioè proprie delle popolazioni sannitiche che abitavano la valle del Sarno. Attualmente tali territori, corrispondono ad alcune contrade di Boscoreale: Marchesa, Cangiani e Marra. Dunque già prima dei Romani, il suolo fertile e le dolcezza del clima hanno reso la nostra terra sempre più contesa dagli altri popoli.